Francesco Locatelli Lanzi
 
Il Viaggio di Francesco Locatelli Lanzi



Cenni Biografici

Francesco Moisè Locatelli Lanzi (1687-1770), conte di Liteggio, è un avventuriero bergamasco che raggiunge la notorietà per il memoriale Lettres moscovites (Lettere moscovite), pubblicato anonimamente tra il 1735 e il 1736 a Parigi: l’opera, sotto forma di raccolta epistolare, contiene numerosi ed espliciti riferimenti alle vicende politiche e alla vita quotidiana nella Russia dell’Imperatrice Anna Ioannovna (1693-1740, salita al trono nel 1730), che suscitano indignazione presso la corte della zarina.

Discendente di un’antica famiglia nobiliare, Locatelli Lanzi a diciott’anni fugge di casa coi gioielli della madre arruolandosi, in seguito, come volontario nell’esercito francese, dove si distingue nella guerra di successione spagnola. Terminata la guerra, riprende la vita dissoluta viaggiando spesso tra Bergamo e Parigi, da cui fugge, oppresso dai debiti, nel 1733 alla volta della Russia con la speranza di arruolarsi nell’esercito russo sotto falso nome. Ma la guerra di successione al trono polacco è imminente: temendo di essere costretto a combattere contro la Francia, nazione alla quale è fortemente legato, Locatelli Lanzi, decide di fuggire in Persia. Il tentativo di inserirsi tra le file comandate dal conte di Hesse-Homburg, impegnate contro i ribelli Tatari, però, fallisce e il bergamasco si rifugia in Turchia. Partecipa comunque a varie spedizioni, come quella guidata da N. Delisle de la Croyère in Kamčatka per conto dell’Accademia delle Scienze di San Pietroburgo. Nell’autunno del 1733 giunge a Kazan’, dove viene arrestato per sospette attività di spionaggio (questo stando a quanto dichiarato dal bergamasco, in realtà, non sono mai state riscontrate prove concrete a sostegno di tale versione) e successivamente spedito nelle carceri di San Pietroburgo fino all’ottobre 1734. Solo nel novembre 1734 è libero di lasciare il paese e di trasferirsi in Olanda: qui comincia la stesura delle Lettres moscovites, scritte con l’intento implicito di far fruttare la propria esperienza dando voce a un’ostentata “vocazione” antitedesca e antirussa che attira numerosi mandanti per la sua attività spionistica. In effetti, è da questo momento che Locatelli Lanzi intraprende la vera e propria carriera di spia mercenaria durante la quale servirà le più importanti corti europee.

D’altra parte, come già accennato, le Lettres provocano l’ira della corte di Anna Ioannovna. Tra i principali consiglieri della zarina vi è, infatti, anche il principe moldavo Antioch Kantemir (1709-1744) che si trova a Parigi al tempo della pubblicazione delle Lettres, della cui pericolosità informa immediatamente il conte Andrej Ostermann, già collaboratore di Pietro il Grande e attuale Primo ministro e responsabile della politica estera della zarina. Ostermann condanna l’opera come un vile pamphlet e ne proibisce la traduzione in inglese, forse per non compromettere l’immigrazione di manodopera qualificata. Tuttavia, vista l’irreperibilità di Locatelli Lanzi e la conseguente impossibilità di far ritirare l’opera e di punire l’autore, il governo russo decide di ordinarne la confutazione a Francoforte nel 1738 in forma anonima (ma presumibilmente redatta da Antioch Kantemir) che accompagna la traduzione tedesca delle Lettres, ad opera di Henrich Gross, segretario dello stesso Kantemir. Il titolo è di per sé eloquente: Die so genannte Moscowitische Brieffe, oder Die, wider die löbliche Russische Nation von einem aus der andern Welt zurück gekommenen Italiäner ausgesprengte abendtheurliehe Verläumdungen und Tausend-Lügen aus dem Französischen übersetzt. Mit einem zulänglichen Register versehen und dem Brieff- steller so wohl, als seinen gleichgesinnten Freunden, mit dienlichen Erinnerungen wieder heimgeschickt von einem Teutschen (Le cosiddette Lettere Moscovite, ovvero le calunnie e le mille avventurose bugie sparate contro la gloriosa nazione russa da un italiano venuto dall’altro mondo. Tradotto dal francese e corredato da un esauriente commentario, spedito al l’autore delle lettere e ai suoi complici amici con pensieri di ringraziamento da un tedesco).

Il memoriale è, infatti, corredato da un esauriente commentario, indirizzato all’autore delle Lettere e ai suoi complici da un anonimo tedesco (presumibilmente Gross) che si assume il compito di smontare con meticolosità quasi maniacale (l’apparato di note commenti è pari per volume, se non addirittura superiore, al testo delle Lettres ) le argomentazioni di Locatelli Lanzi. Tenendo conto del forte ascendente esercitato dagli esponenti di origine tedesco-prussiana sulle decisioni politiche dell’Imperatrice Anna Ioannovna, non stupisce che un tedesco possa difendere in maniera tanto plateale e acrimoniosa la Russia e il suo popolo.


Bibliografia

Con la presente bibliografia s'intende fornire, nei limiti del possibile, un quadro esaustivo delle opere di carattere scientifico (articoli saggi, monografie) dedicati allo studio della figura dell’avventuriero bergamasco Francesco Locatelli Lanzi e dei documenti (corrispondenze epistolari, memoriali, traduzioni commentate) legati alle vicissitudini vissute da Locatelli Lanzi in Russia.

Si comincia, pertanto, dai materiali relativi alla vita del conte bergamasco: memoriali, biografie e articoli a lui dedicati. Per meglio collocare l’esperienza di Locatelli Lanzi nel quadro storico di riferimenti abbiamo inserito anche una sezione dedicata ad opere di carattere generale.

Si procede poi con i titoli dedicati al commento delle Lettres Moscovites e con una sezione dedicata ad Antioch Kantemir e al suo ruolo di confutatore delle memorie di Francesco Locatelli Lanzi: in particolare, vengono indicati precisi riferimenti riguardo alla corrispondenza epistolare con il conte Osterman e con l’imperatrice Anna Ioannovna.

In chiusura, è presente anche una sezione dedicata alle opere letterarie (prevalentemente appartenenti alla tradizione latina) citate nelle Lettres. Oltre all’elenco in ordine alfabetico per autore, per ogni opera sono indicate puntualmente la Lettere in cui compaiono le citazioni (i numeri di pagina sono tratti dalla versione italiana a cura di M.C. Pesenti e Ugo Persi)e le frasi citate messe a confronto con gli originali.



VITA DI FRANCESCO LOCATELLI LANZI

Memoriali e biografie

Locatelli Lanzi F., Lettere dalla Moscovia, 1733-1734, a cura di M.C. Pesenti e U. Persi, trad. di A. Maestroni, Bergamo, Lubrina, 1991

Locatelli Lanzi F., Journal de mon sejour à Aix la Chapelle ou je suis arrivé le 20e 9bre 1748, Bergamo, Civica Biblioteca “A.Mai”, ms.MMB 777, cc. 87-95

Gallizioli G. B., Memorie per servire alla vita del conte Francesco Locatelli Lanzi, Milano, Cisalpino-Goliardica, 1982

Articoli

Pesenti M.C., “F. Locatelli Lanzi: scena e retroscena di un’avventura russa”, in L’Est europeo e l’Italia. Immagini e rapporti culturali. Studi in onore di Piero Cazzola, raccolti da Emanuele Kanceff e Ljiljana Banjanin, Genève: Slatkine; Moncalieri: C.I.R.V.I., 1995, pp. 153-170.

Maria Di Salvo, “An Honourable Career: Francesco Locatelli After Russia (with a Ukrainian Appendix)”, in Nel mondo degli Slavi. Incontri e dialoghi tra culture. Studi in onore di Giovanna Brogi Bercoff, a cura di M. Di Salvo, G. Moracci, G. Siedina, Firenze, Firenze University Press, 2008, vol. I, pp. 137-145

Beauvois D. “Le journal de Philippe Orlyk: du mirage de l’exile au mythe identitaire ukrainien” , in G. Siedina (a cura di), Ivan Mazepa e il suo tempo. Storia, cultura, società. Mazepa and his time. History, culture, society, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2004, pp.147-177

Contesto storico

Algarotti F., Viaggi di Russia, Milano, Garzanti, 2006

Беспятых Ю.Н., Петербург Анны Иоанновны в иностранных описаниях, СПб, «Блиц», 1997 Burlamacchi F., Notizie sulla Moscovia, a cura di C.G. De Michelis e L. Ronchi De Michelis, in Europa Orientalis, IV (1985), Roma 1986, pp. 219-281

Cronia A., La conoscenza del mondo slavo in Italia, Padova, Officine grafiche Stediv, 1958

De Michelis C.G., “Storie di spionaggio del XVIII secolo”, in Annali del Dipartimento di Studi dell’Europa Orientale, Sezione Storico Politico Sociale, 1982-83, pp. 4-5

Котошихин Г.К., О России в царствование Алексея Михайловича, СПб, Издание Археографической комиссии, 1884.

Masaryk T.G., La Russia e l’Europa, Bologna, Boni, 1971.

Matthes E., Das veränderte Russland. Studien zum deutschen Russland-Verständnis im 18. Jahrhundert zwischen 1725 und 1762, Frankfurt a.M.- Berlin, 1989.

Preto P., I servizi segreti di Venezia. Spionaggio e controspionaggio ai tempi della Serenissima, Milano, Il Saggiatore, 2010.

Commenti alle Lettres Moscovites

Persi U., “Le Lettres Moscovites di F. Locatelli Lanzi”, in L’Est europeo e l’Italia. Immagini e rapporti culturali. Studi in onore di Piero Cazzola, raccolti da Emanuele Kanceff e Ljiljana Banjanin, Genève: Slatkine; Moncalieri: C.I.R.V.I., 1995, pp.171-178.

Su Antioch Kantemir e Die so gennante Moscowitische Brieffe

Opere

Kantemir A.D., Die so gennante Moscowitische Brieffe, oder Die, wi­der die löbliche Russische Nation von einem aus der andern Welt zurück gekommenen Italiäner ausge­sprengte abendtheurliehe Verläumdungen und Tausend-Lügen aus dem Französischen übersetzt. Mit einem zulänglichen Register versehen und dem Brieff- steller so wohl, als seinen gleichgesinnten Freunden, mit dienlichen Erinnerungen wieder heimgeschickt von einem Teutschen, Frankfurt-Leipzig, 1738.

Corrispondenza epistolare

Кантемир А.Д., Сочинения и переводы в прозе, политические депеси и письма, Санкт-Петербург, Издание Ивана Ильича Глазунова,1868, pp. 97-102.

Opere letterarie Citate

AFRO (PUBLIO TERENZIO), EUNUCHUS:
in Lett.VIII, p. 160 (atto I, 57-58): «Quae res in se neque consilium neque modum habet ullum, eam consilio regere non potes / Una situazione che non ha in sé alcuna razionalità e alcuna misura non puoi dominarla con la ragionevolezza».

AFRO (PUBLIO TERENZIO), HEAUTONTIMORUMENOS:
in Lett.VIII, p. 164 atto IV, scena I):«Melius, pejus, prosit, obsit, nil vident nisi quod lubet / Che sia meglio o peggio, che giovi o che nuoccia, non vedono niente all'infuori di ciò che piace a loro». La citazione corretta sarebbe: «Melius, pejus; prosit, obsit; nihil vident, nisi quod lubet».

ANONIMO, LAUS PISONIS:
in Lett. VIII, p. 155 (v. 215): «Animum non carmina jacto /Mi vanto per il mio animo, non per le mie poesie».
in Lett. VIII, p. 174 :«Iam fessa labat mihi poridere cervix / Già la mia testa ciondola, stanca per il suo peso». La citazione corretta sarebbe «sed fessa labat mihi pondere cervix». Cfr. anche Virgilio, Georgica, III, 524: «Ad terraque fluit devexo pondere cervix».

BIBBIA, SALMI:
in Lett.X, p. 198 (65 [66], 12): «per ignem et aquam /attraverso il fuoco e l’acqua». Richiama ilversetto: «ci hai fatto passare per il fuoco e l'acqua».

CALPURNIO SICULO, BUCOLICA:
in Lett.IX, p. 190 (V, 119): «Multa diuque tuli, sed plura supersunt / Ho sopportato molte sventure e per lungo tempo, ma ne restano altre, più numerose». Richiama: «nam plura supersunt». Cfr. anche il verso «Miserae mihi plura supersunt / Resta sempre più a me nella sciagura mia»» in Metamorfosi (VI, 284) di Ovidio e «Multa diuque tuli» in Amores (III, XIa) di Ovidio.

CICERONE, PRO MILONE:
in Lett.VII, p. 138 (11): «ut silerent leges /che le leggi tacquero». La citazione esatta sarebbe: «Silent enim leges inter arma / Le leggi infatti tacciono in mezzo alle armi».

CICERONE, DE SENECTUTE:
in Lett.VII, p. 142 (44): «Tantum licentiae dabat innocentia /Tanta sfrenata libertà concedeva l’innocenza». Rimanda a «tantum licentiae dabat gloria».

ERODOTO, STORIE:
in Lett.V, p. 121 (Libro IV): «Castrum Servorum / Città degli Schiavi».

ERASMO DA ROTTERDAM, ISTITUZIONE DEL PRINCIPE CRISTIANO:
in Lett. VIII, p. 164 (8, 1):«utcumque res se inclinat ita ambularti foedera / comunque volga la situazione, in quella direzione vanno i patti».

GIOVENALE, SATIRE:
in Lett.I, p. 40, (I) : «difficile est satyram non scribere/ È difficile non scrivere satire»
Lett. IV, p. 100 (I, 2, 15) «atque supercilio brevior coma»: «[hanno] i capelli più corti dei sopraccigli/ … e i capelli sono più corti delle sopracciglia»
Lett. IV, p. 100, (I):«Et hic vires indignano dedit» / E a questo punto l'indignazione [mi] diede forza».
Lett.IV, p. 110: «nec ullam vocem protuli indignam viro neque cedentem calamitati /E non pronunciai neanche una parola indegna o che si arrendesse alla sventura». Rimanda a «facit indignatio versum» (I, 79) di Giovenale.
Lett. V, p. 112 (I, 79); «et indignatio dedit linguam /e l’indignazione mi fece parlare». Somiglia a «facit indignatio versum» (I, 79) di Giovenale.
Lett.X, p. 194 (XIII, 89): «Quaecumque altaria tangunt? / [senza paura] toccano qualunque altare»
Lett.X, p. 196 (XIII, 89): «Quaecumque altaria tangunt? / [senza paura] toccano qualunque altare»

LUCANO, BELLUM CIVILE:
in Lett.VIII, p. 159 (VI, 507): «Hos scelerum ritus / Questi riti scellerati».
IX, p. 178 (II, 287):«Sed quo fata trahunt virtus secura sequitur /ma dove trascina il destino la vitù terrà dietro seza timore».
XI, p. 229 (VIII, 138): «Fata mihi totum mea sunt agitartela per orbem / Devo seguire il mio destino attraverso tutta la terra». Postfazione, p. 232 (VII, 818): «Fortuna libera mors est / È una fortuna la libertà di morire». Adattamento da Lucano: «libera fortunae mors est /la morte non è soggetta alla fortuna». Cfr. Seneca, Agamemnon (atto III, 591): «[cum] miseros libera mors vocet».

LUCREZIO, DE RERUM NATURA:
in Epigrafe (II, 1-2): «Suave, mari magno turbantibus aequora ventis. e terra magnum alterius spectare laborem /Dolce è mirar dalla riva, quando sconvolgono i venti l'ampia distesa del mare, l'altrui gravoso travaglio».
II, p. 75 (II, 15): «Qualibus in tenebria vita / In che tenebre di vita».
II, p. 76-77 (I, 402) «Verum animo satis haec vestigia parva sagaci / Ma a una mente sagace queste piccole orme sono sufficienti»
III, p. 94 (1024-1025): «Nam tibi sollicito nova res molitur ad aures accidere, et nova se species ostendere rerum» La citazione esatta sarebbe «nam tibi vehementer nova res molitur ad auris / accedere et nova se species ostendere rerum»(II, 1024-1025): «Una cosa fortemente nuova sta per giungerti alle orecchie, / un nuovo aspetto della realtà sta per manifestarsi».
IV, p. 104 (I, 403): «Per qua e possis cognoscere cetera tute»: «[Ma ad una mente sagace queste piccole orme sono sufficienti]: con esse tu stesso puoi conoscere il resto».
V, p. 124 (II, 1042-1043): «si tibi vera videntur dede manus /se ti appare la verità arrenditi».

Postfazione, pp. 232-233 (I, vv. 1105-1113):

« Durae ac dirae captivitatis

Apud barbaros Moscovitas fatis fortiter toleratae sarcinae

Successoribus servatae ac relictae Curri monitu

Ne adenat ad istam inhumanam nationem,

Nisi ferro et ogne eam depopulandam Sed si talis non datur facultas Saltem fequentes preces quotidie Ex toto corde effundant:

In Moscovitas coelestia tempia ruinent,

Terraque se pedibus raptim subducat, & omnes Inter permistas terrae coelique ruinas Corpora solventes, abeant per inane profundum,

Temporis let puncto nihil extet reliquiarium.

Desertum praeter spatium, et primordia caeca »


La citazione esatta della preghiera è «neve ruant caeli tonitralia tempia superne / terraque se pedibus raptim subducat et omnis / inter permixtas rerum caelique ruinas / corpora solventes abeat per inane profundum, /temporis ut puncto nihil extet reliquìarum / desertum praeter spatium et primordia caeca»:

«e crollino in alto le volte tonanti del cielo, e la terra si sottragga rapidamente ai nostri piedi, e tutta, fra le frammiste rovine delle cose terrene e del cielo dissolventi i corpi, si inabissi attraverso il vuoto profondo, sì che in un istante nessun avanzo resti, tranne lo spazio deserto e i primi principi invisibili».

GIUSTINO, EPITOME DELLE STORIE FILIPPICHE DI POMPEO TROGO:
in Lett. V, p. 124 (Libro II) : «Leggiamo in Giustino, Erodoto e in alcuni altri autori quali siano stati i costumi e le prodezze di quei conquistatori, e se li paragonate con tutto quello che ci dicono i Mongoli e i Calmucchi troverete che fra tutti questi popoli c'è una stretta relazione».

ORAZIO, AD POETICAM:
in Lett. XI, p. 226 (471): «minxit in patrios cineres /orinò sulle ceneri di suo padre».

ORAZIO, CARMINA:
in Lett. X, p. 191 (II, 17,1): «Cur me querelis examinas tuis? / perché mi affliggi con le tue lamentele?»
X p. 206 (III, 8, 23-24): «Iam Scythae laxo meditantur arcu cedere campis /Già gli Sciti , allentato l’arco, pensano di abbandonare il territorio».
XI, p. 209 (III, 6, 6): «Hinc omne principium, huc refer exitum / Di qui ogni principio, qui riconduci la fine».

ORAZIO, SATIRE:
in Lett. II, p. 80 (I, 1, 121): «Verbum non amplius addam /Io non aggiungerò più una parola»
X, p. 207 (II, 6, 60-62): «ducere sollicitae jucunda oblivia vitae / assaporare il dolce oblio di una vita affannosa»

ORAZIO, SERMONES:
in Lett.V, p. 124 (I, 1, 23-24): «[ne sic] ut qui iocularia […]percurram / Per non continuare a scherzare come un buffone».
X, p. 207 (II, 6, 62): «Ducere sollicitae iucunda oblivia vitae / Assaporare il dolce obliodi una vita affannosa»
XI, p. 215 (I, 5, 43): «O qui complexus et gaudia quanta fuere / Oh, quali abbracci ci furono e quanta gioia!»

OVIDIO, AMORES:
in Lett.IX, p. 190 (III, XIa): «Multa diuque tuli, sed plura supersunt / Ho sopportato molte sventure e per lungo tempo, ma ne restano altre, più numerose». Richiama: «Multa diuque tuli». Cfr. anche il verso «Miserae mihi plura supersunt /Resta sempre più a me nella sciagura mia»» in Metamorfosi (VI, 284) di Ovidio e «nam plura supersunt» in Bucolica (V, 119) di Calpumio Siculo.

OVIDIO, METAMORFOSI:
in Lett.I, p. 36 (IX,4): «Triste petis munus/Triste grazia mi chiedi»
I, p. 41 (X, 248-249): «[Pigmalione... scolpì con arte mirabile il candido avorio, e gli diede una forma] con cui non può nascere nessuna donna / qua femina nasci nulla potest [e se ne innamorò]»
I, p. 57 (XIV, 465-466): «Et quanquam luctus renoventur amari, Perpetiar memorare tamen / anche se ricordare un lutto ne rinnova l'amarezza, mi sforzerò di narrare».
III, p. 81 «Dextrae conjungere dextram fas erit et notas a udire ac reddere voces /Sarà lecito unire la destra alla destra e ascoltare voci conosciute e rispondere»: «dextrae conjungere dextram» (VIII, 420). Cfr. Virgilio, Eneide, VI, 689.
IV, p. 95 (V, 5, 6): «Didicit iam bona verba loqui». La citazione esatta sarebbe «dedicit iam bona verba loqui» : «[la lingua] ha disimparato ormai a dire parole propizie».
IV, p. 99 (XII, 383): «Sed vires animus dabat … narri viris animus dabat» / giacché il furore mi accresceva le forze/ Ma l’animo dava forza».
VII, p. 141 (XI, 314): «candida de nigris et de candentibus atra / bianco dal nero e nero dal bianco».
IX, p. 190 (VI, 284): « Multa diuque tuli, sed plura supersunt / Ho sopportato molte sventure e per lungo tempo, ma ne restano altre, più numerose». Richiama: «Miserae mihi plura supersunt». Cfr. anche il verso «Multa diuque tuli» in Amores (III, Xla) di Ovidio e «nam plura supersunt» in Bucolica (V, 119) di Calpumio Siculo.
XI, p. 216 (I, 746): «verba intermissa retento / riprendo il discorso interrotto». La citazione corretta sarebbe: «Verba intermissa retemptat».
XI, p. 224 (II, 655): «restabat adhuc fatis aliquid /rimaneva ancora qualcosa al destino». Adattamento di «restabat fatis aliquid».

OVIDIO, TRISTIA:
in Lett.I, p. 40 (III, 2, 1): «Ergo erat in fatis Scythiam quoque visere nostris!/ Dunque era nel mio destino che io visitassi la Scizia»
II, p. 65 (III, 10,4): «Me scivi in media vivere Barbaria». La citazione corretta sarebbe «Me sciat in media vivere barbaria / vivo in mezzo alle barbarie» .
IV, p. 96: «De qua scribebam barbara terra fuit». La citazione esatta sarebbe: «in qua scribebam, barbara terra fuit»: «è una barbara terra quella in cui egli scriveva».
V, p. 119 (III, 11, 56):«Ad te quisquis is es nostra querela redit / A te, chiunque tu sia, ritorna il mio lamento»
VI, p. 135 (III, 6, 19-21): «Tu tamen o nobis usu junctissime longo Pars desidera maxima, crede mei. Sis nostri memor /Ma tu che sei così legato da una lunga consuetudine e che sei (credimi) la parte più grande del mio rimpianto, ricordati di me»
VII, p. 148 (V. 7b, 22): «Nam si homines, vix sunt homines hoc nomine digni / Infatti se [guardo] gli uomini , sono a stento uomini degni di questo nome». La citazione esatta sarebbe: «sive homines, vix sunt homines hoc nomine digni».
XI, p. 227 (I, 2, 70): «Contenti nostris, di, precor, este malis / Siate paghi, o dei, vi prego, dei miei mali». La citazione corretta sarebbe: «contenti nostris iam, precor, este malis».

OVIDIO, EPISTULAE EX PONTO:
in Lett.I, p. 40,(III, 2, 77-78): «Non ego crudelis, juvenes ignoscite, dixit: Sacra suo facio barbariora loco / Non io crudele, o giovani perdonatemi, dissi: Faccio i sacrifici più barbari di questa terra»

OVIDIO, FASTI:
in Lett.II, p. 74 (I, 481): «sic erat in fatis / così era nel destino».

PERSIO, SATURAE:
in Lett.VI, p. 126 (Prolog. [Choliambi]), 10-11: «ingenique largitor venter / Il ventre, maestro d’arte e datore d’ingegno».
VI, p. 130 (Prolog. [Choliambi]), 3: «ut sic repente poeta prodirem / per diventare così improvvisamente poeta». La citazione esatta sarebbe «ut repente sic poeta prodirem».
VI, p. 132 (IV, 1-2) : «Barbatum hoc crede Magistrum Dicere / immagina che queste parole le dica il barbuto maestro». La citazione esatta sarebbe «barbatum haec crede magistrum dicere».

SENECA IL GIOVANE, TROADES:
in Lett.I, p. 35 (a. IV, 957): «Prima mors miseros fugit / la morte è la prima a fuggire gli infelici»

SENECA, AGAMEMNON:
in Postfazione, p. 232 (atto III, 591): «Fortuna libera mors est / È una fortuna la libertà di morire». La citazione corretta sarebbe: «[cum] miseros libera mors vocet». Cfr. Lucano, De bello civile (VII, 818) « libera fortunae mors est /la morte non è soggetta alla fortuna».

SENECA, DE BREVITATE VITAE:
in Lett.IV, p. 104 (XIII,1): «Hic operose nihil agitur / qui nulla si compie di inoperoso». Si tratta di un adattamento della frase «Nam de illis nemo dubitabit quin operose nihil agant [... nessuno dubiterà che, pur affaticandosi, non concludano nulla coloro che…]».

SENECA, DE CLEMENTIA:
in Lett. IV, p. 110 (I,1, 7): «Spes improbissimas compiectuntur insperata assecuti / Coloro che hanno raggiunto obiettivi insperati concepiscono speranze esorbitanti».
in Lett.VII, p. 151 (I,1, 7): «Spes improbissimas compiectuntur insperata assecuti / Coloro che hanno raggiunto obiettivi insperati concepiscono speranze esorbitanti».

SENECA, EPISTULE MORALES AD LUCILIUM:
in Lett. VII, p. 144 (III, 22,1): «consilium in arena / decisioni nell'arena». Sembra rimandare a «Gladiator in arena consilium capit /Il gladiatore decide le sue mosse nell'arena)»
in Lett.IX, p. 178 (107, 11, 5): «Fata volentem ducunt, nolentem trahunt / Il destino guida chi lo accetta, trascina chi si ribella». Rimanda a «Ducunt volentem fata, nolentem trahunt».

TASSO, GERUSALEMME LIBERATA:
in Lett. IV, p. 101 (canto XIX): «Et osi di viltà tentare Argante?»

TERTULLIANO, DE PAENITENTIA:
in Lett.XI, p. 217 (8,7): «Nemo tam pater quam Deus /Nessuno è padre come Dio». Rimanda a «Tam Pater nemo, tam pius nemo» (Nessuno è tanto padre [come Dio], nessuno è tanto pietoso).

VANGELO DI MATTEO:
in Lett.I, p. 41 (22, 21): «quae sunt Caesaris Caesari / a Cesare quel che è di Cesare»

VIRGILIO, ECLOGHE:
in Lett.II, p. 74: «Quid domini facient, audent cum talia servi!» La citazione esatta sarebbe: «Quid domini faciant, audent cum talia fures / Che cosa potrebbero fare i signori, quando i servi hanno tanta impudenza».

VIRGILIO, ENEIDE:
in Lett. III, p. 81: «Dextrae conjungere dextram fas erit et notas a udire ac reddere voces /Sarà lecito unire la destra alla destra e ascoltare voci conosciute e rispondere»: «et notas a udire ac reddere voces» (VI, 689). Cfr. Ovidio, Metamorfosi, VIII, 420.
VII, p. 153 (IV, 336): «Dum memor ipse mei, dum spiritus hos regret artus / Finché sarò memore di me e lo spirit reggerà le mie membra». La citazione corretta sarebbe: «Dum memor ipse mei, dum spiritus hos regit artus».
Postfazione, p. 241 (VII, 312): «Ipsum potius Acheronta movebo / Piuttosto muoverò lo stesso Acheronte». La citazione corretta sarebbe: «Flectere si nequeo superos, Acheronta movebo / Se non potrò commuovere gli dèi celesti, muoverò Acheronte».

VIRGILIO, GEORGICA:
in Lett.VIII, p. 174 (III, 524): :«Iam fessa labat mihi poridere cervix / Già la mia testa ciondola, stanca per il suo peso». La citazione rimanda a «Ad terraque fluit devexo pondere cervix». Cfr. Anonimo, Laus Pisonis: «sed fessa labat mihi pondere cervix».

ESPRESSIONI LATINE NON TRATTE DA OPERE LETTERARIE
Lettera II: p. 59: «Nec si Nestoreos compleam annos / Nemmeno se raggiungessi l'età di Nestore». Re di Pilo e personaggio dell 'Iliade di Omero, Nestore prese parte alla ricerca del vello d'oro con gli Argonauti e viene ricordato come il più vecchio e il più saggio guerriero sotto le mura di Troia.
Lettera III: p. 90 «induere cothurnum / Calzare il coturno» equivale a «comporre una tragedia»: il coturno era indossato dagli attori durante le rappresentazioni tragiche.
Lettera IV, p. 97: «Venter non patitur dilationem / Il ventre non tollera ritardi» (brocardo).
Lettera IX: p. 178 «sic jubente fato / così stabilisce il destino».



Scheda a cura di: Alessandra Elisa Visinoni

Data ultimo aggiornamento: 21 febbraio 2017